sabato 25 maggio 2013

Come si può resistere alle farfalle...

Colei che mi ospita nel suo corpo ha fatto uno spettacolo.
Non posso lasciarla sola un attimo che mi entra in confusione....

                                          Foto Gianluca Diegoli

C'è un momento
che è molto più di un momento
nel quale ti trovi dietro ad una quinta
(che non vuol dire dietro ad una taglia quinta)
Stai aspettando che arrivi un altro momento,
quello in cui tutto ha inizio
e quando ha inizio, sei dentro
e quando sei dentro, tutto si trasforma. 
In un momento.

Ma facciamo un passo indietro ed andiamo al momento che precede il primo momento.

L'attesa felice.
Ripensare ad un'attesa felice è quasi commovente. Questo genere di attesa ci proietta in quella dimensione, per la quale l'uomo, entra nell'arco temporale dell'adolescente.
Attende un futuro e lo può immaginare.
L'attesa rimane forse il momento più puro e fantasioso. Quello nel quale fatichi a non avere aspettative molto alte ma al tempo stesso le temi.
Tutto è concentrato sull'imminente futuro che attendi con trepidazione e questo ti porta a sentirti agitato ma felice, a comportarti come un essere "immaturo".
Un essere con le farfalle nella pancia. Con l'adrenalina bella, positiva, energetica.

Il post-attesa, ovvero il momento in cui stai per rendere concreta la proiezione....
....è tutta un'altra cosa.
Almeno per me. [Per lei]
E' un momento quasi drammatico.
Proviamo a trasportare queste (mie) riflessioni generali in un preciso contesto. In un teatro.
E proviamo a descrivere cosa il corpo e il cervello combinano....

Nonostante tu abbia studiato, ripetuto, provato e riprovato, in quel momento il tuo cervello è spappolato.
Sei talmente preoccupato, che per allontanare l'idea di non ricordare la parte, la ripeti in continuazione, fuori e dentro te stesso.
Nessuno ti può consolare o rassicurare. Vuoi essere solo col tuo "dramma" e le tue parole.
Nel frattempo senti entrare il pubblico, non vedi ma senti.
In quel momento dici:
"Non ce la faccio, non lo farò mai più."
Lo stomaco, la pancia, le gambe, le braccia, la parte bassa della schiena (quella dove ci sono le due buchette), la testa, la pelle. Tutto il corpo ti manda qualche segnale.
Non c'è neppure un angolino di carne che se ne stia tranquillo.

Che sia bello?
Non lo so. Non so rispondere.
So soltanto che fatichi a mettere in fila i pensieri.
Qualche sbirciatina in platea.
Buio.
Musica.
E' il momento.
Fuori.

Da adesso in poi è un vortice. Vai in automatico.
Non importa se sbagli, se tardi, se inciampi, se cadi.
Non ti puoi fermare.
Che sia bello?
Si, è bello, ma non te ne accorgi. Lo senti bello dopo, nel ricordo.
L'ho detto, è un vortice. E dura un momento.
Un momento lungo uno spettacolo.

Poi finalmente senti gli applausi. Senti che coloro per cui hai studiato, ripetuto, provato e riprovato hanno vissuto, anche grazie a te, un bel momento lungo uno spettacolo.
Senti che tornano le farfalle nella pancia.

FINE
Si spengono le luci.
Forse non lo farai mai più. 
Pensi che potrebbero fare anche un po' di male tutte queste farfalle che volano, che fanno andare più veloce il cuore, che rendono caotici i pensieri.
Forse non lo farai mai più.
Stanco.

Poi vedi a terra quelli che sono già ricordi.
Il momento di paura prima dell'inizio è già sfumato.
E mentre ti prendi gli abbracci pensi:
"Come si può resistere alle farfalle nella pancia..."


Cordiali saluti.
Un farfallosissimo
her.etico




lunedì 20 maggio 2013

Tutto a posto

"Mamma, domani mattina alle quattro è il compleanno del terremoto?"
Angelica


Si.
Pensate all'immenso significato di questa "piccola" frase.
E' passato. 
Ogni evento che si commemora è passato. 
E se un bambino pensa a questo giorno come ad un compleanno, significa che lo ha messo tra i ricordi.
Mi sono addormentata con queste parole che nuotavano nei miei pensieri ieri sera.
Parole dolcissime e spontanee.
E' passato.
Abbiamo "festeggiato" ed è passato. Per sempre.
Ora basta.
E non importa quello che c'è o che non c'è.
Non importa se al posto di un teatro c'è una tenda.
Machissenefrega!
C'è spazio e c'è un palco.
Non importa se ciò che vedi non rientra proprio nei canoni architettonici classici.
Machissenefrega!
E' solamente diverso. E' cambiato.
Come è cambiato un pezzettino del nostro esistere.
Ma non è nulla di irrisolvibile.
E' passato.

Non mi piacciono le ricorrenze in generale e le feste comandate. Non mi piacciono le formalità e sono allergica alle ipocrisie. Quelle piccole, quotidiane, dettate da un dover essere o da un dover far vedere.
Ora più che mai.
Ma mi piace la musica. Farei parlare sempre lei in certe occasioni. C'è stato un bel concerto ieri sera.
E' passato.

Ogni evento ha un compleanno. Che sia brutto o che sia bello.
Ci sono compleanni di gioia e compleanni di dolore.
Ci sono "terremoti" di ogni genere.
A volte irrisolvibili.
Il problema grande non è quando mancano le cose ma quando mancano le persone che possono risolvere, costruire le cose, ideare le idee, sognare le meraviglie.
Ce le abbiamo le PERSONE? Voglio rispondere SI.

Io penso che siamo un mondo fragile. Sempre più fragile.
Abitato da una fragile umanità che cerca di evitare i "terremoti" come la peste. Che si illude di controllare il caos. Ma non sempre è possibile, nonostante qualcuno ci metta tutta la buona volontà e la costante attenzione. Non è mai stato possibile.
Perché i "terremoti" fanno parte della vita e vanno affrontati di petto.
E nel petto che cosa abbiamo?

Abbiamo un "oggetto" spesso dimenticato
o stretto da un filo spinato
o congelato
o snobbato
o calpestato
o sprecato...
A volte ci si ricorda di lui solo quando sanguina.
Per il resto è tutto un MIO
un IO
un MIO DIO.
Si, perché c'è anche chi si crogiola nei problemi. Forse se ne serve per deviare i pensieri da altro. Troppo suo.
Forse se ne serve per dare un senso alla pigrizia. Tempo buttato.

E' passato.
Con questo post si chiude un capitolo.
Con questo compleanno ho aperto un libro.
Puoi prenderti un po' di tempo per aspettare te stesso, ma non perdere tempo ad aspettare.
Io penso che una buona fetta del pensiero di un essere che si considera VIVENTE, debba essere seguito da azioni concrete o sviluppo della conoscenza. Il pensiero forte è energia e prima o poi diventa azione o comprensione. O almeno condivisione proiettata a stimolare azione e comprensione.
Altrimenti è semplice logorio cerebrale.

L'etichetta "Moto di terra" termina qui.

Per il resto: Tutto a posto. 

Un incredibilmente sportivo in ogni senso
her.etico



lunedì 13 maggio 2013

Tu puoi essere, anzi certamente sei...





A volte immagino che ai distributori, anzichè benzina, si possa fare il pieno di quelle "parole energetiche" che spesso ci vengono a mancare. Per svariati motivi.
Immaginate anche voi di svegliarvi la mattina, stiracchiarvi un po', e valutare di quale pieno avete bisogno.
Ora prendete una bicicletta e...
...pedalate.
Le pompe, al distributore, sono tutte colorate.

C'è la pompa verde, che è quella dove devi pazientare un po', perché c'è sempre la fila.
Certo, quella è la pompa della speranza. Un articolo oggi quasi indispensabile ma poco fruibile.

La pompa blu è quella dell'autostima. Le persone in genere vanno di notte, non amano far vedere che ne fanno uso. Quindi se non temi la luce del sole, la mattina puoi trovarla disponibile. L'autostima viene distribuita in dosi perfettamente equilibrate. Hanno scoperto che l'abuso può essere dannoso al prossimo. Ti impedisce di farti domande, di metterti nei panni altrui. Può limitare la comprensione.

La pompa della volontà è di colore giallo. Tanto utile nei momenti in cui tutto ciò che fai ti appare inutile. Quelli in cui, come si usa dire: "Ti passa la voglia".

Ecco, se la pompa gialla non funziona, a fianco, troverai quella celeste. Più che una pompa uno scrigno del tesoro. Distribuisce fiducia. Non farti scrupoli e spendici pure qualche minuto in più. Te ne servirà a palate. Rarissimi sono i distributori umani di fiducia. E' una cosa che devi assolutamente garantirti da tè. Ogni giorno.
Serve per crederci. La devi tenere con cura in un fazzolettino profumato. Lo devi mettere in un taschino ed annusarlo ogni volta che ne senti la necessità.

Un piccola boccata alla pompa del buon umore non guasta mai. Anche i dispensatori umani di buon umore sono sempre più rari. Non contarci.
La pompa è arancione. Caricati e non essere avaro. Distribuiscine un po' in giro se puoi.

Ora non ti resta che una boccata alla pompa bianca. E' quella della lucidità. Ma essendo articolo di nicchia, non tutti la frequentano.
Provala. Secondo me aiuta tanto. Aiuta soprattutto nei momenti in cui ti senti sbagliato. Ricorda che, a meno che tu non sia un malavitoso o proprio un cattivone, dipende solo dai punti di vista. La lucidità ti serve a comprendere che nessuno è giusto o sbagliato. Al massimo è solo amato o non amato. Capito o non capito. Stimato o non stimato. Rifletti ora...

....e mentre stai per allontanarti dal distributore, vedrai in un angolo una pompa color amaranto. E' un po' nascosta, non tutti la vedono. Alcuni si avvicinano e provano ad usufruirne. Infilano monetine su monetine ma non riescono a farla funzionare.
Ricorda: è un abbaglio.
Sta lì per farti capire che il suo ipotetico contenuto non puoi riuscire a comprarlo in nessun modo e neppure a garantirtelo da tè.
Quella è una pompa a ricarica umana. Non tutti la sanno utilizzare. Se ti riesce, puoi scordarti le altre.

Vi saluto che devo fare un salto al distributore. In bici.
Buona settimana!
her.etico

Concluderei con un dispensatore umano di parole energetiche...



Dimenticavo...
...ricorda Jack...
...c'è una sola cosa nella vita che devi stare molto attento a non farti fregare.
La vita. ;-)
Occhio! Il mondo è pieno di ladruncoli.


giovedì 2 maggio 2013

Il museo delle pietre preziose

"Gli adolescenti avvertono dentro di sè una segreta e speciale grandezza che lotta per esprimersi. E quando cercano di spiegare questa cosa, istintivamente portano la mano al cuore: non è un indizio significativo?"
Joseph Chilton Pearce   "Evolutions End"





Angelica sta dormendo nel suo letto.
Si è addormentata giocando. Oggi ha utilizzato un sacco di energie.

Questa sera ha creato un museo nella sua camera.

Il museo delle pietre preziose.

Aveva comperato due piccole pietre a Barcellona e oggi si è fatta portare dai nonni altre pietre. Vecchi ricordi d'infanzia di bambini passati.
Le ha sistemate con cura dentro a due cofanetti di legno che le ho comprato al mercatino.
Ha liberato la scrivania. Vi ha appoggiato gli scrigni aperti e un atlante, nel quale ha cercato i luoghi dove si raccolgono le sue pietre.
Poi, ha attaccato al suo armadio delle immagini di minerali.
E sulla porta un cartello:
"Museo delle pietre preziose".

Terminata la sua opera, senza disturbare, si è coricata. E addormentata.
Aveva un progetto.
Ora ha un museo.

Ho ancora un sacco di cose da imparare da lei.
Le devo imparare perchè credo di non ricordarle più.
Le vorrei imparare perchè temo che quello che ci sta girando intorno contamini presto anche lei.
Le devo imparare perchè credo che in tanti abbiamo un progetto, che in qualche modo assomiglia al suo.
Ma abbiamo anche paura.
E lei non ne ha.
Anche io non ne avevo.
Ma ora siamo circondati. Circondati da fiumi che portano notizie negative. Da pensieri che fanno di tutto per tenerti a terra. Da fumo.

Oggi ho letto questa frase:
"Si può scoprire il proprio mistero solo a prezzo della propria innocenza."
Robertson Davies   "Il quinto incomodo"

Forse un po' è vero, ma stasera sento che è l'esatto contrario. Che quando perdi l'innocenza non c'è più mistero. Che non c'è mistero più misterioso dell'innocenza. Quel mistero che ti fa credere che tutto sia possibile e realizzabile.
Il semplice mistero del fare.
Senza pensare al domani.
Senza pensare alla crisi.
Senza pensare se sia giusto o sbagliato.
Senza pensare troppo.
Fare.



"Posso anche fare pagare il biglietto per entrare!"
Angelica

La adoro...
her.etico



riMani

Oggi voglio raccontarvi l’inizio di una storia. Una storia che in realtà non ha un inizio, e neppure una fine, perché è una storia circ...