martedì 19 maggio 2015

Non trovo più il mio paese

Per ricordare le date basta un po' di memoria. 
Ricordare le emozioni è più difficile. 
Abbiamo dentro quella "sostanza" fondamentale e meravigliosa che chiamano resilienza che ci aiuta a superare i momenti più traumatici della nostra vita. 
Ci serve per proseguire vivendo. 
Ci anestetizza le parti doloranti e lentamente, senza fretta, ci guarisce.
Ricordare le emozioni con l'intensità del momento in cui le abbiamo vissute è salutarmente impossibile.
Anche per questo amo scrivere. Per conservare le emozioni. Anche quelle brutte. Ci stanno tutte nelle nostre valigie.
Oggi, 20 Maggio 2015, sono andata a cercarne una in un cassetto molto particolare che si chiama "Moto di terra". 
Ho trovato, tra i tanti, questo articolo che era uscito solo tradotto in inglese sul nostro sito http://terremotosanfelice.org.  
Credo che rileggere quello che abbiamo provato in quei giorni, e che ci accompagnerà, in maniera sempre più gentile per tutta la vita, sia un modo autentico per ricordare quello che è stato e in particolare quello che eravamo, noi, in quel momento drammatico.
Forse non siamo ancora pronti per dire che è solo un ricordo perché intorno a noi nulla è più come prima, ma, come dice la mia bimba, oggi è il compleanno del terremoto. E questa è una notte diversa.

Lo scritto che segue è una delle tante emozioni che ho provato in quei mesi.


[20 e 29 Maggio 2012]
Tra la via Emilia e il West tutto trema e tutto cambia.



                                           Ph. Andrea Carruba



Non trovo più il mio paese (8 Giugno 2012)


Oggi ho preso la bicicletta e ho fatto un giro per il mio paese.
Però non l’ho trovato. 
Quello che ho visto non è il mio paese. 
Quello che ho visto è un luogo che non conosco. 
Un luogo pieno di nastri rossi e bianchi che 
impediscono l’accesso. 
Pieno di macerie ancora sparse per le strade. 
Di militari e di volontari. 
E’ un gigantesco camping formato da tendopoli di ogni 
genere. 
E’ un centro storico dove sono rimasti solo fantasmi, che temo lo 
abiteranno per troppo tempo.
Sono passati soltanto 19 giorni dalla notte del 20 Maggio, eppure sembra 
passato un secolo. 
Quella notte, in qualche modo le nostre vite sono cambiate per sempre. 
Ci siamo fatti molto male. 
Le nostre case, luoghi in cui ci sentivamo al sicuro, hanno tremato forte, 
facendoci scappare; sono diventate i luoghi che più temiamo.
Quell’alba che tutti noi ricorderemo per sempre. 
Quell'alba tatuata nel nostro cervello. 
Il momento in cui abbiamo iniziato a percepire che era una cosa grande. 
Molto più grande di noi. 
Che non era solo paura. 
Chi per strada, chi in auto, ha cominciato a capire, a vedere. 
Sì, ci sono macerie. 
C'è distruzione. 
Il terremoto questa volta ha colpito proprio noi.

Da quel momento in poi non c’è stata più certezza. 
Tutto si è fermato.
Perché il terremoto è un prepotente ladro. Ti ruba in pochi secondi il futuro.
Ruba le scuole ai bambini, le case alle madri  e le chiese ai fedeli.  
Ruba il lavoro e la pausa. 
Ruba i progetti. 
Ruba i sogni e la libertà.
E quando pensi che tutto sia finito e incominci a ricucire le ferite ecco che 
torna, a ricordati che non sei nessuno di fronte a lui.

Il secondo terremoto, alle 9 del mattino del 29 Maggio, penso sia stato il 
colpo di grazia per troppe persone. 
Per troppe case. 
Per troppe aziende. 
Per troppi cuori. 
Per troppe menti.
Il nostro paese, i nostri paesi, hanno bisogno di aiuto. 
I nostri bambini hanno bisogno di scuole.
I nostri ragazzi hanno bisogno di speranza.
Noi tutti abbiamo bisogno di vita.
Non voglio far crescere i miei figli in mezzo ai fantasmi.

Cristiana Cesari

[A tutti coloro che hanno conosciuto il signor Terremoto]

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