sabato 26 gennaio 2013

C'è tempo

Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande,
che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.
Rainer Maria Rilke




Questa sera il ragazzo è andato a ballare.
All'Anima.
Quel posticino dove a volte all'ingresso mettono i braccialetti semaforo.
Rosso per i fidanzati.
Verde per i single.
Giallo per i perhaps.
L'ultima volta è tornato a casa disatteso.

L'Anima è distante. La corriera li passa a prendere nel parcheggio della Coop. Nella caverna.
Mi pare di vederli. In attesa. Della corriera. Della serata. Della ragazza. Della canzone. Della vita.
Provo sempre una tenerezza infinita per gli adolescenti. Lo sapete bene.

Questa sera ci siamo, come sempre, seduti sul letto, con l'armadio aperto e gli occhi aperti, a scegliere la maglietta e i jeans per la serata. A discutere sull'abbinamento dei colori.
Solitamente non mi chiede mai nulla, ma quando va a ballare la mia consulenza è di rito.
Esce dalla doccia e mi chiama.
A me piace. Svolgo questo compito con grande impegno e serietà. I ragazzi mi sa che li devi trattare con grande rispetto. Non devi mai sorridere delle loro emozioni. Non devi mai prenderli in giro. E forse riesci meglio quando hai anche tu le tue emozioni. E non sei parassita del loro vivere.


A volte penso che il più grande dispetto che possiamo fare a noi stessi e ai nostri figli sia vivere esclusivamente in funzione loro. E che sia il modo, forse involontario, per caricarci e caricarli di aspettative.
A volte penso che il regalo più grande che possiamo fare loro è quello di renderci emotivamente indipendenti. Cercare di avere vite, nel limite del possibile, appagate da eventi non derivanti dal loro essere.
Nel senso che non dobbiamo dipendere dai loro umori, dalla loro gioia di essere bambini o giovani, dalla loro vitalità. Penso che la maggior parte delle nostre preoccupazioni riguardo ai loro comportamenti si riveli, alla fine, inutile. Un inutile logorio.
Penso che dovremmo invece lavorare sul nostro umore, cercando di vivere la nostra vita limitando le frustrazioni, e aumentando le gratificazioni.
In due parole cercare di non delegare esclusivamente a loro la nostra felicità.
Dovremmo ogni tanto sentirci bambini, abbassare la guardia. Scansare per un momento le responsabilità.
Dovremmo sentire forte la nostra vitalità. Trovare il modo di nutrirci. Di procurarci energia. Per poter trasmettere a loro energia sincera e pulita. Non contaminata da stress o insoddisfazione.
Non sovraccarica di aspettative.

Non finiamo mai di sentirci alunni. Non sentiamoci mai "arrivati" come persone. Non pensiamo che un figlio sia un punto di arrivo, ma una bellissima postazione di partenza.
E' giusto continuare a porsi domande. Ed è normale faticare nel cercare le risposte.
C'è tempo per trovare le risposte.
Come genitori ma anche come donne e uomini.
Perché non credo sia sano vivere solo attraverso il ruolo di madre e di padre. Per i nostri figli può diventare un peso insopportabile. Per noi un alibi. Un alibi per non guardarci dentro.

Non dovrebbero mai sentire che le nostre emozioni sono strettamente collegate al loro essere.
Non dovrebbero mai pensare che una loro scelta potrebbe farci soffrire.
Sarebbe una enorme limitazione. Per loro.
E per noi stessi.

Penso che il ricatto affettivo sia una delle peggiori armi di distruzione della felicità e dell'evoluzione dell'individuo.

Non è facile ma pensa che c'è tempo. (Cerca di curare il tuo tempo)
Per un'amica.



All'Anima sarà caccia al braccialetto verde. Anche l'amore ha i suoi semafori.

riMani

Oggi voglio raccontarvi l’inizio di una storia. Una storia che in realtà non ha un inizio, e neppure una fine, perché è una storia circ...