mercoledì 26 febbraio 2014

La talpa

"Cercavo il mare.
Ho mangiato sassi.
Ho scavato con le mani terreno freddo e duro e terreno caldo e morbido.
Ho sporcato le mie unghie con terra profumata e con sterco.
Ho rovinato i miei occhi per vedere fino in fondo. Volevo imparare a guardare nel buio.
Ho trovato qualcosa. 

Ma a che serve scavare?
Arrivare al tesoro e poi scoprirsi a guardare altrove, 
e risalire?

Hai creato un tunnel perfetto,
levigando pareti. Hai lasciato tracce indelebili.
Credevi di poterlo ripercorrere,
credevi di aver imparato perfettamente la strada. 
Ma a che serve?
Una volta risalito togli la scala e la nascondi.
A che serve? 
Se la paura del vuoto tornerà a confonderti e rimarrai immobile sull'orlo del tuo scavo a guardare uno scrigno,
chiuso, 
ricoprirsi di polvere e terra.
Ricoprirsi di tempo."

her.etico







Mi sono seduta sul libro di filosofia di mio figlio, abbandonato sul divano. L'ho sfilato e l'ho sfogliato.
Quando mi sfiora la Grecia Antica penso sempre:
"Capperi, ma quanto erano già avanti questi!"
Ho immaginato l'umanità, nei millenni, e ho visto una talpa.
Che è spinta a scavare, che cerca, che a volte vede, che a volte trova, ma poi non riesce a ricordare o a trasmettere quello che ha visto, ciò che ha trovato.
E la Storia si ripete.
Si ripetono storie all'infinito. Storie pubbliche e storie private.
Credo abbiano ragione quelli che dicono che si impara davvero solo vivendo.
E forse non si impara davvero mai. O non abbastanza.
E siamo obbligati a provare, e a tratti a sbagliare, per capire. A ripetere.
E lo possiamo in qualche modo comunicare, riportare, testimoniare.
Ma non possiamo insegnarlo a nessuno.

Vado a ripetermi la lezione mai letta e mai studiata di oggi. Nel sonno.
Che Zeus mi protegga.
Kalinychta.

her.etico



















venerdì 21 febbraio 2014

Il collezionista di ricordi






Una notte di GiugnoLuglioAgostoSettembre, arrivò in un paese un cantastorie di vere storie.
Era un paese un po' piccolo e un po' grande, le cui case erano cassetti chiusi un po' piccoli e un po' grandi, abitati da persone un po' piccole e un po' grandi.
Nessuno sapeva che fosse un cantastorie venuto dal passato e tutti pensarono che fosse arrivato un esaltato. 
Parlava.
Parlava alle persone un po' piccole e un po' grandi allo stesso modo. Un modo un po' semplice e un po' difficile.

"Uscite dai vostri cassetti e andate fuori.  
Sempre a piangere e rimpiangere, 
ma siete voi che state chiusi nei cassetti o i vostri desideri? 
Quelli sono liberi e vagano nell'aria come tanti palloncini, 
pronti a farsi acchiappare.
Uscite dalle vostre stanze e scrivete sui muri e sulle strade. 
Camminate. Parlate. 
Seguite i palloncini.
La vita si riempirà di ricordi da collezionare 
e la potrete allungare."

L'esaltato vagava per i quartieri con un megafono che assomigliava ad una enorme cornetta del telefono e ripeteva questa ramanzina. Suonando i campanelli di tutti i cassetti.
Era vestito di giallo e di blu dalla nascita, per la "sempre voglia" di sole del padre e per la "sempre voglia" di mare della madre.
Era un collezionista di ricordi.
Qualcuno lo temeva.
Qualcuno rideva.
Nessuno lo ignorava. Non si poteva.

Le sue parole ripetute non trovarono porte aperte ma entrarono dalla porta di servizio nei pensieri della gente. Che si interrogò da sola alla lavagna.

Qualcuno guardò il cielo e non vide nulla.
A qualcuno l'illusione fece vedere alberi e palloncini.
Alcuni uscirono dai cassetti.

Molti tra i pochi si resero conto che, semplicemente, avevano sbagliato sogno. Era un sogno impossibile che non avrebbe donato loro ricordi.
Lo cancellarono per ricominciare daccapo.

Molti tra i molti non si resero conto che seguivano i sogni di altri. I sogni inventati e impacchettati per loro dagli gnomi dell'oro, fatti apposta per essere sognati. E non ricominciarono mai. 

Uno solo prese tutti i suoi pensieri, tutti i suoi libri, tutte le sue immagini, tutte le sue convinzioni e tutte le sue perplessità e mise tutto in un grande baule. 
Lo chiuse a chiave 
e baciò la chiave 
prima di gettare la chiave.

Prese una piccola valigia contenente:
un diario,
una penna,
una macchina fotografica,
una voglia di vedere,
una voglia di sentire,
una voglia di capire,
un coraggio,
un sorriso,
una musica,
un sacco pieno di baci,
dodici parole che non lo avevano deluso mai,
un biglietto per Nonsodove.
E divenne un collezionista di ricordi.


Buon ascolto.
her.etico






#ricordi

riMani

Oggi voglio raccontarvi l’inizio di una storia. Una storia che in realtà non ha un inizio, e neppure una fine, perché è una storia circ...