mercoledì 3 dicembre 2014

La tregua

"Basti dire, allora, che quando vedete un uomo con il gomito alzato, la testa bassa, le spalle curve su una bevanda marrone scuro, che chiacchiera sottovoce e in maniera ellittica con la barista, brillo e con gli occhi stanchi ma apparentemente felice, sappiate che quello a cui state assistendo è un individuo che si concede finalmente una tregua."
Richard Ford, Lo stato delle cose


Ultimamente sto amando tanto la parola "tregua". E' un lasso di tempo nel quale ci si impone una sorta di pace che aiuta a recuperare energie.
A respirare.
Se riesci a sbirciare con la coda dell'occhio, in questo scorcio di tempo, a volte puoi anche trovarci risposte; risposte non condizionate da sentimenti che annebbiano un po' il cervello.
La tregua può essere di diversi generi. Diciamo che ognuno dovrebbe riuscire ad avere la tregua che si merita. 
Ci sono tregue reali e tregue immaginarie e possono essere entrambe efficaci.
L'importante è staccare lo spinotto del cervello in modo da lasciarlo riposare. Non è che lo si spenga, semplicemente si oscurano alcune stanze che sono troppo incasinate. Si chiude per qualche tempo la porta in modo che il disordine non prenda il sopravvento. La cosa fondamentale è non vedere per provare a sentire.
Lo so, è difficile, ma immaginate di dover partire per un luogo molto affascinante e non avere il tempo per sistemare una stanza. Solo uno sciocco perderebbe un aereo per sistemare una stanza. 
In questo caso, chiunque penserebbe che basta chiudersi la porta dietro le spalle e quel disordine non sarà più al centro dei suoi pensieri.
Durante il viaggio forse ci si penserà ogni tanto, ma lentamente ci si accorgerà che sta avvenendo quel piccolo miracolo che chiamerò distacco.

Nel momento distacco a volte ci si rende conto di sentire meglio. Pare quasi che le soluzioni impossibili ci appaiano affrontabili.
Può accadere che sulla via del ritorno ci prenda una gran voglia di arrivare a casa per riordinare la stanza, ma in un modo completamente diverso dal solito. Abbiamo il desiderio di dare un nuovo ordine alle cose.
Può capitare di aprire la porta e richiuderla di nuovo.
Può capitare di aprire la porta, entrare e ripiombare nel disordine.
In questi due casi non c'è da preoccuparsi troppo. Probabilmente abbiamo solo bisogno di tempo ed altri momenti di tregua.

Può capitare di aprire la porta, entrare, e cominciare spostando piccole cose.
Può capitare di aprire la porta, entrare e rivoluzionare tutto.
Può capitare di aprire la porta, entrare, e buttare tutto dalla finestra.
In ogni caso, l'azione avrà sostituito il pensiero.

Tregua per chi non trova pace.


… una cittadina che ha una vita, e non uno stile di vita.
Richard Ford, Lo stato delle cose

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