venerdì 8 febbraio 2013
"Come si disegna la vita?"
Angelica ha alzato lo sguardo dal foglio e mi ha offerto quella sua faccetta seria. Mi ha chiesto:
"Come si disegna la vita?"
Sorrido dentro. Per non farmi scoprire.
Non so se troverò la risposta, ci devo pensare un po'.
A scuola stanno facendo un percorso. Disegnano emozioni. Forse per questo le è venuto in mente di dare concretezza a un'astrazione.
Rispondendosi da sola, ha disegnato un mondo. E credo sia una rappresentazione giusta e generosa.
Perché la vita dipende.
L'immagine che ti appare pensando alla vita credo sia diversa per tutti.
Dipende da tanti fattori. Il luogo e la realtà in cui vivi sono fondamentali.
Il momento e il bisogno condizionano il pensiero.
Io penso, ad esempio, che un bambino che ha fame forse disegnerebbe del pane.
Un uomo in carcere una finestra aperta.
Un ragazzo forse disegnerebbe gli amici. In ogni parte del mondo.
Quello che la nostra immaginazione intende per "vita" varia nel corso degli anni. Col susseguirsi degli eventi.
La vita per qualcuno può essere una casa.
Per altri un mestiere.
Oppure può essere un volto. Uno sguardo.
Un'abbraccio. Un bambino.
Il mare.
Ha ragione Angelica. La vita è fuori, nel mondo.
E ognuno ha il suo personale disegno.
Vorrei fare un esperimento.
Prendete un foglio e una matita. Provate a chiudere gli occhi e a pensare alla parola "vita".
Disegnate l'immagine che vi ha riempito la mente.
La cosa più brutta che ci potrebbe capitare sarebbe non riuscire ad immaginare niente.
La cosa più bella sarebbe non avere abbastanza fogli in casa da riempire di vita.
Non sarebbe neppure male se questo disegno rappresentasse noi stessi.
Non credo sarebbe egocentrismo. Forse sarebbe solamente concretizzare un'altra astrazione. L'inizio.
Vi auguro un her notte
her etico
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La vita – è il solo modo
RispondiEliminaper coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un'occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l'erba;
e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d'importante.
Wislawa Szymborska